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- di Maurizio Sgroi
L’ultimo bollettino della Bce contiene una interessante analisi che ci consente di farci un’idea assai più chiara del peso specifico del settore automobilistico nell’economia europea, premessa fondamentale per qualunque tipo di ragionamento.

La notizia dell’ultimo aggiornamento che il Fondo monetario internazionale (Fmi) ha dedicato all’osservazione del sistema internazionale delle riserve valutarie è che non c’è nessuna notizia. Il dollaro regna ampiamente incontrastato, con l’euro ben distante, che ha un mercato ancora troppo poco profondo diffuso per essere un serio antagonista, e un proliferare di valute alternative. Nel senso di esotiche, non certo concorrenti.
Oltre al Pil esiste un altro aggregato macroeconomico molto importante, il Reddito Nazionale Lordo (Rnl) che, non a caso, è utilizzato per determinare la quota che ogni Stato membro versa per il funzionamento delle istituzioni europee (Parlamento, Commissione, ecc.).
Molto opportunamente la Banca Centrale Europea (Bce) tenta di spiegare le ragioni della profonda differenza di crescita osservata dopo la pandemia fra Usa e Ue, con la seconda ad arrancare – circa il 3% di crescita fra il quarto trimestre del 2019 e il quarto trimestre 2023 – e la prima a correre, con una crescita superiore al 8%.
