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- di Maurizio Sgroi
La curva che vedete impennarsi (grafico in basso) misura l’aumento delle entrate fiscali da dazi osservate di recente negli Stati Uniti.
Ciò che scopriremo negli anni a venire è se il nostro sia un tempo di transizione verso un nuovo ordine o, al contrario, l’epoca nella quale il vecchio ordine userà le maniere forti per “congelare” lo status quo, pure a rischio di chiudere l’economia in una gabbia di ferro e magari di fuoco.
L’economia sta mutando pelle a una velocità tale che diventa sempre più difficile capire come. Il vecchio mondo, che ancora esiste, assiste con un certo raccapriccio all’orrido che si manifesta con livelli crescenti di debito, pubblici e privati, che inaugurano complessità del tutto inedite, figlie di bisogni nuovi. Il primo, e più evidente, è: chi comprerà questi debiti per finanziarli?
Il fatto storico, e non è esagerato scomodare la storia, che finora è passato praticamente inosservato è che da tre lustri a questa parte il settore pubblico ha superato quello privato nell’emissione di bond. Questo vuol dire, in pratica, che i governi hanno assorbito molto più credito dei privati.
A volte, poche parole bastano ad esprimere verità profonde. E quando la Bis, in un approfondimento dedicato agli effetti dei dazi su commercio - contenuto nella sua relazione annuale, molto utile da leggere in giorni che si torna a parlare di dazi, scrive che “le critiche comuni al commercio globale sono spesso prive di fondamento” - dice tutto quello che c’è da sapere sul nostro tempo.
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