Un corposo paper pubblicato di recente dal NBER ci mette nella condizione di comprendere meglio non solo il percorso di sostanziale insostenibilità del debito pubblico statunitense, ma anche di osservare il notevole peggioramento nella sua traiettoria che il recente “One Big Beautiful Bill Act” (OBBBA) firmato nel luglio scorso dal presidente americano apporterà alla contabilità governativa.
Secondo le stime del Congressional Budget Office (CBO), la legge aumenterà il deficit federale di circa 4.1 trilioni di dollari nei prossimi dieci anni. Se le disposizioni temporanee contenute nella legge verranno rese permanenti, il deficit potrebbe salire fino a 5.5 trilioni di dollari entro il 2034. Queste cifre tengono conto sia degli effetti diretti delle misure fiscali che delle conseguenze indirette sull’economia e sui tassi d’interesse. Questo in un contesto di squilibrio permanente fra ricavi e spese federali cresciuto molto nell’ultimo ventennio.
Nel merito, la legge innalza il tetto del debito pubblico di 5 trilioni di dollari e rende permanenti molte delle agevolazioni introdotte dal Tax Cuts and Jobs Act (TCJA) del 2017. Tra queste: riduzione delle aliquote dell’imposta sul reddito; aumento della deduzione standard; eliminazione dell’esenzione personale; maggiore soglia di esenzione per l’imposta di successione; estensione del credito d’imposta per i figli. Inoltre, viene ampliata la deduzione per le imprese individuali (sezione 199A) e aumentato il limite per la deduzione delle imposte statali e locali a 40.000 dollari per famiglie con reddito inferiore a 500.000 dollari, valido dal 2025 al 2028.
Il provvedimento prevede anche diverse misure a favore delle imprese (ammortamento completo per investimenti qualificati e costi di ricerca e sviluppo; maggiore flessibilità nella deduzione degli interessi passivi; modifiche alle regole sui crediti d’imposta esteri). Fino al 2028, l’ammortamento completo si applicherà anche agli investimenti in strutture produttive. Inoltre sono state inserite anche alcune proposte lanciate dal presidente in campagna elettorale, come la riduzione delle tasse su mance, straordinari e le agevolazioni fiscali sui prestiti auto.
Dal lato dei costi, il governo ha pensato bene di recuperare risorse eliminando o riducendo i crediti d’imposta per l’energia pulita e veicoli elettrici introdotti con l’Inflation Reduction Act del 2022. Inoltre, revoca fondi non spesi destinati a programmi ambientali gestiti da alcune agenzie federali e viene anche incentivato l’uso commerciale delle terre pubbliche e l’aumento della deforestazione.
Sul versante della spesa sociale si segnalano tagli per 990 miliardi su Medicaid, altri 187 in meno sui buoni alimentari e 320 sui prestiti studenteschi. Altri tagli per parecchie decine di miliardi sono concentrati su alcuni dipartimenti. Al contrario, viene aumentata di 150 miliardi la spesa per la difesa e di 131 miliardi la sicurezza interna.
In sostanza è un provvedimento che rappresenta una svolta significativa nella politica economica statunitense. Con un mix di tagli alle tasse, riduzioni della spesa sociale e incentivi alle imprese. E’ prevedibile che le sue implicazioni sul debito pubblico e sull’equità sociale saranno oggetto di dibattito nei prossimi anni. Ma molti osservatori sono convinti che gli effetti che si faranno sentire ben oltre il 2034. E anche i mercati, probabilmente.
Maurizio Sgroi
giornalista socioeconomico
autore del libro “La storia della ricchezza”
coautore del libro “Il ritmo della libertà”

