- Dettagli
- di Marizio Sgroi
Cent’anni di perdite sui bond statunitensi, raccolti pazientemente dalla Bis di Basilea, dimostrano nei fatti la regola aurea della finanza che a rischi elevanti corrispondono guadagni elevati quando il tempo è bello e perdite altrettanto elevati quando volge al peggio.

Volendo semplificare potremmo dire che la politica fiscale in Europa ha visto tempi peggiori, che ha buone prospettive di miglioramento ma cova comunque terribili complessità. E la prima, la più rilevante, è che l’Ue come soggetto fiscale aggregato esiste solo nella fantasia degli economisti.
Chi ha comprato ha comprato, si potrebbe dire mutuando il vecchio detto, a proposito del mercato immobiliare. E oggi si trova semmai a dover gestire un debito inflazionato e una rata del mutuo altrettanto, se ha avuto la saggezza di scegliere il tasso fisso.
L’incredibile aumento dei prezzi del mattone osservato durante la pandemia, soprattutto nei paesi avanzati – l’indice è cresciuto di circa il 20 per cento in un triennio – dovrebbe suscitarci più di un interrogativo sulle modalità con le quali il nostro sistema economico ha reagito a uno degli stress più estremi degli ultimi decenni.
Bisogna ripetere l’ovvio, che la storia conferma in ogni sua pagina: la globalizzazione ci arricchisce, sotto ogni punto di vista. E se anche ci limitassimo al dato economico, il suo contrario, ossia la frantumazione commerciale “sarebbe notevolmente costosa, in termini di distorsioni consistenti degli scambi, diminuzione del benessere sociale e aumento dei prezzi”. Parola della Bce, che al tema ha dedicato una interessante simulazione nel suo ultimo bollettino.
