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Lunedì, 20 Ott 2025

altIl 3 ottobre 2013,  oltre 500 persone annegarono nei naufragi al largo di Lampedusa. Il lutto e l’indignazione hanno spinto il governo italiano a dare priorità alla ricerca e al soccorso in mare con l’operazione Mare nostrum, che ha salvato oltre 150.000 persone.

L’Unione europea, invece, volta le spalle alla sofferenza e ai pericoli a cui vanno incontro centinaia di persone che ogni settimana salgono su imbarcazioni insicure, affrontando un viaggio tra la vita e la morte.

Nel disperato tentativo di fuggire da guerra e persecuzioni, migranti e rifugiati continuano a morire nel Mediterraneo.

Fino a quando il vuoto lasciato dalla fine dell'operazione Mare nostrum non sarà colmato, continueranno a morire in massa nel Mediterraneo.

Oltre 3400 persone sono annegate o disperse nel 2014. A febbraio 2015, sono state più di 2800 le persone che hanno rischiato la vita in mare: in 329 hanno perso la vita in mare e dopo i soccorsi. A inizio marzo il bilancio era già drammatico, con almeno 10 morti.

Il 19 aprile, secondo le prime testimonianze, un’imbarcazione su cui erano stati stipati a forza circa 700 migranti e richiedenti asilo si è capovolta nel canale di Sicilia.  La maggior parte delle persone a bordo sarebbe morta dopo essere caduta in acqua.

Le richieste di Amnesty International

L'Europa deve proteggere le vite e i diritti lungo i suoi confini. L'Italia deve chiedere agli stati membri dell’Ue che le persone vengano prima delle frontiere.

Chiedi al presidente del Consiglio dei ministri Matteo Renzi di far sì che:

  • le operazioni di ricerca e di soccorso nel Mediterraneo e nel mare Egeo siano rafforzate
  • percorsi più sicuri e legali per raggiungere l’Europa siano forniti a chi fugge da conflitti e persecuzioni
  • l'accesso alla protezione internazionale sia garantito a chi raggiunge le frontiere dell'Unione europea
  • la cooperazione sui flussi migratori con i paesi che violano i diritti umani sia fermata

 

 

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