Come emerge dall’indicatore sull’abusivismo edilizio curato dall’Istat in collaborazione con il Cresme nell’ambito del rapporto BES 2022, l’edilizia illegale è cresciuta nel nostro Paese del 9,1% rispetto al 2021, con un incremento che non si registrava dal 2004 (anno successivo all’ultimo condono edilizio), con una situazione definita “insostenibile” nelle regioni del Mezzogiorno.
Una delle cause principali di questa persistenza del fenomeno è sicuramente quella delle mancate demolizioni: i 485 Comuni che hanno risposto al monitoraggio civico promosso da Legambiente nel 2023 in Calabria, Campania, Puglia, Sicilia e Lazio (le regioni storicamente più colpite dal “mattone illegale”), nell’ambito della campagna “Abbatti l’abuso”, hanno dichiarato di aver eseguito complessivamente solo il 15,3% delle 70.751 ordinanze emesse dal 2004 al 2022.
A fronte di questa situazione, risultano esaurite le risorse destinate a sostenere i Comuni che effettuano le demolizioni previste sia dal Fondo per la demolizione di opere abusive del Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti, istituito con la legge 205 dicembre 2017, che dal Fondo di rotazione presso la Cassa Depositi e Prestiti, denominato “Fondo per le demolizioni delle opere abusive”, istituito con la legge n. 326 del 24 novembre 2003.
Anci e Legambiente chiedono al Governo e al Parlamento di prevedere nella Legge di Bilancio 2026, attualmente in discussione al Senato, di rifinanziare entrambi i fondi con risorse adeguate, approvando l’emendamento in fase di esame da parte della Commissione Bilancio del Senato, che prevede una dotazione di 75 milioni di euro per il Fondo di rotazione istituito presso la Cassa Depositi e Prestiti e assegnando al Fondo istituito presso il ministero delle Infrastrutture e dei trasporti risorse annuali pari a 10 milioni di euro per il 2026, 2027 e 2028, che consentano di soddisfare le domande di contributo presentate dai Comuni, a differenza di quanto accaduto negli anni precedenti.
(Fonte: Anci/Legambiente)

