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Martedì, 21 Ott 2025

Ancora due udienze la scorsa settimana al processo di appello, che si sta celebrando a L’Aquila, avverso la condanna dei sette membri della Commissione grandi rischi che, il 22 ottobre del 2012, furono ritenuti dal Tribunale del capoluogo abruzzese colpevoli del reato di omicidio colposo.

Venerdì, 17 ottobre, dopo la requisitoria svolta sette giorni prima dal procuratore generale, Romolo Como, che ha chiesto la conferma della sentenza di 1° grado, sono continuati gli interventi delle parti civili, che si sono associate alle conclusioni della procura generale.

Il giorno successivo, in apertura, c’è stato l’intervento dei due legali dell’Avvocatura dello Sato, Carlo Sica e Massimo Giannuzzi, in difesa degli interessi della Presidenza del Consiglio dei ministri, che hanno chiesto l’assoluzione per tutti gli imputati.

L’avvocato Sica, in particolare, ha ribadito che quella del 31 marzo 2009 ”non fu una riunione della Commissione Grandi rischi, ma un incontro di natura informale e non pubblica" e che "nessuno degli imputati ha mai lanciato dei messaggi tranquillizzanti, anzi il sindaco dell'Aquila, Massimo Cialente, disse che dalla riunione non uscì affatto rassicurato".

Secondo i due legali dello Stato, i media riferirono male gli esiti della riunione. L'avvocato Giannuzzi ha ribadito, inoltre, che nei giorni che precedettero la tragica scossa "vi fu una sorta di corto circuito mediatico".

A seguire c’è stato l’intervento dell’avv. Alessandra Stefàno, difensore di Claudio Eva, con una lunga e articolata arringa, durata più di tre ore, durante la quale ha ribadito, tra l’altro, che il suo assistito “non ha mai fornito rassicurazioni”, che non vi fu alcuna riunione formale della Commissione grandi rischi, ma solo un incontro di esperti e che "la sentenza di 1° grado non ha dimostrato che le affermazioni rassicuranti ci fossero state, ma le ha date per scontate fin dall'inizio".

L’ultima arringa della giornata, molto attesa, è stata quella dell’avv. Franco Coppi, difensore di Giulio Selvaggi.

Nel corso del suo intervento, durato circa un’ora, l’avv. Coppi ha ripercorso le tappe salienti della vicenda, escludendo ogni e qualsiasi responsabilità del suo assistito, che “non ha contribuito alla diffusione di informazioni che potessero condizionare la popolazione", precisando che gli esperti vennero chiamati a L’Aquila il 31 marzo del 2009 non per rassicurare la cittadinanza ma per dire che il terremoto non si poteva prevedere.

Per il difensore dell’alto dirigente dell’Ingv, si possono anche convocare degli esperti ma non spetta a loro dire ciò che si deve o non deve fare. Gli esperti - ha aggiunto l’avv. Coppi - danno un parere con i dati e poi saranno le autorità a decidere sul da farsi. Nel corso della famosa riunione – ha sottolineato - non si è votato né deliberato nulla.

Alla conclusione del processo d’appello, prima che la Corte entri in camera di consiglio,  mancano due udienze, che si svolgeranno il 24 e il 31 ottobre, con le arringhe dei difensori degli altri cinque imputati (Barberi, De Bernardinis, Boschi, Calvi e Dolce) e le eventuali repliche della pubblica accusa.

La sentenza è attesa per la tarda serata di venerdì, 31 ottobre.

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