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Martedì, 28 Ott 2025

Scrivo questo articolo durante una missione in Cina, facente parte di un prolungato ed impegnativo percorso che mi vede promotore di diversi accordi di collaborazione scientifica e didattica tra Università Cinesi  e la mia Università di Napoli Federico II.

Come scrive Federico Rampini nella sua prefazione a un libro sull’Universo Cina, il Novecento è stato il “secolo americano”, mentre ora siamo entrati nel “secolo Cinese”.

Negli ultimi 3 anni, dopo una assenza durata circa 20 anni, ho fatto diversi viaggi in Cina e concordo pienamente con l’analisi di Rampini, che scrive “se il viaggio in America rappresentava un passaggio obbligato verso la scoperta di nuovi orizzonti e un percorso educativo per liberarsi dal provincialismo e avvicinarsi alle fonti della modernità, quello in Cina è un esercizio indispensabile  per capire dove si costruisce il futuro e quale fisionomia questo avrà”.

Gli accordi con le Università Cinesi, anche se io sono prossimo alla pensione, li sto promuovendo con questa visione, nella speranza che l’importanza della collaborazione con la Cina venga compresa ed interpretata nella reale dimensione, soprattutto dai giovani che si affacciano al mondo della ricerca. Nutro ben poche speranze che questa importanza sia colta da chi, purtroppo, si trova a gestire la formazione dei giovani a livello di Università e di Ricerca in Italia.

In questo contesto faccio alcune riflessioni, limitandomi a Università e Ricerca, sulla base delle considerazioni di Federico Rampini.

Ciò che lascia allibiti è la dinamicità del sistema Università/Ricerca in Cina, proiettato verso l’innovazione e il futuro, laddove la premialità dei meritevoli è un valore assoluto (ovviamente con una fisiologica percentuale anche di poco meritevoli, che raggiungono posizioni di rilievo, come d’altronde succede anche negli USA), contrapposto al contesto Italiano, laddove siamo maestri nell’annunciare riforme di facciata, che scimmiottano solo in superficie il sistema americano di riferimento, senza che vengano mai messi in discussione “equilibri” consolidati di stampo medievale, laddove le vittime sacrificali sono appunto molti di quei giovani meritevoli che, ahinoi, molto spesso sono costretti a trovare una collocazione consona al loro valore all’estero.

Molto spesso nelle Università Italiane, a livello locale, si usa la scusa che tante piccole conquiste volte a garantire i migliori non sono possibili in quanto è il Ministero che detta le regole. Se questo in parte è vero - schierandomi io dalla parte di coloro che sostengono che la vera, grande, riforma dell’Università Italiana, ci sarà quando non esisterà più ... il Ministero dell’Università - è altrettanto innegabile che tante cose si potrebbero fare a livello locale, purché i Rettori e relativi CdA fossero disponibili a mettere in discussione gli “equilibri” intoccabili a difesa delle guarentigie medievali che loro presidiano. Per esempio, si potrebbero svincolare le risorse disponibili per le progressioni di carriera dal cancro dei Settori Scientifico Disciplinari. Non si fa perché non si vuole, non perché lo detta il Ministero.

Altro tema centrale è la selezione dei Dottorandi. Nelle Università serie del mondo proiettato verso il futuro, prima di selezionare i Dottorandi si “selezionano” i Tutors, i quali poi si scelgono i Dottorandi che saranno loro affidati sulla base di graduatorie di merito con test internazionali (esempio, il GRE, Graduate Research Exam degli USA). Da noi si continua a fare un bando di Dottorato, assolutamente generico, con una pseudo commissione demandata a selezionare i migliori ... Perché la definisco “una pseudo commissione”? Perché tutti i componenti dovrebbero stare in quella Commissione per garantire tutti … in effetti si fanno lotte a coltello per essere nominati nelle Commissioni stesse. Chissà mai perché …

In Cina esiste il CSC (China Scholarship Council) che, nel finanziare a studenti veramente eccellenti Borse di Studio per il Dottorato nel paese e all’estero, pretende che lo studente che ne fa richiesta sottoponga al finanziamento anche il CV del suo Tutor di Dottorato. In sostanza, si concede la Borsa, ma a garanzia si chiede di conoscere le credenziali scientifiche del Tutor.

Se le nostre Università e gli Enti di Ricerca continueranno a voler gestire più il potere che il sapere, non usciremo mai dal pantano nel cui sedime si continuerà a garantire chi ha il posto al sole, ma pochissime opportunità saranno lasciate ai giovani di valore, che certo non mancano in Italia.

Anche per questo sarebbe consigliabile che tanti Ricercatori effettuassero viaggi e scambi con la Terra di Mezzo (Cina) per capire almeno “come si costruisce il futuro e quale fisionomia questo avrà”, visto che molti certamente si sono già persi i viaggi che li avrebbero potuti avvicinare alle fonti della modernità nel “secolo americano”.

* Professore Ordinario in Geochimica Ambientale presso l'Università di Napoli Federico II e Adjunct prof. presso Virginia Tech, Blacksburg, VA, USA

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