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Martedì, 30 Set 2025

Il Pnrr poteva e doveva essere un’occasione di rilancio per la ricerca pubblica italiana, ma purtroppo così non è stato.

Al 30 giugno 2025 sono attivi 1.829 progetti il cui soggetto attuatore è un ente pubblico di ricerca, per complessivi 2,66 miliardi di euro, appena l’1,4% dei 194 miliardi complessivi.

Con quasi 700 milioni di euro il Cnr è il destinatario della fetta più consistente di risorse, ma l’Agenzia spaziale oltre ai 570 milioni del Pnrr, può contare su altri 224 milioni del fondo complementare, quasi 50 di privati e 15 dello Stato per complessivi 857 milioni di euro. Considerata la centralità che il tema ambientale riveste nel Piano di ripresa e resilienza, non sono molti i 431 milioni gestiti dall’Ispra, mentre 269 milioni vanno all’Infn, quasi 200 ciascuno a Inaf ed Enea e 133 all’Indire, nonostante le modeste dimensioni dell’ente.

La maggior parte degli interventi che fanno capo agli Epr ricade nella componente M4C2 – Dalla ricerca all’impresa, con 1.781 progetti per 1,4 miliardi di euro.

Spicca in particolare il Fondo per la realizzazione di un sistema integrato di infrastrutture di ricerca, un investimento finanziato per complessivi 1,58 miliardi che punta a favorire il trasferimento della conoscenza sviluppata in istituti di ricerca di alta qualità, stimolando l’innovazione e favorendo l’osmosi di contenuti tra accademia e imprese. Gli Epr gestiscono 63 progetti per 1,3 miliardi di euro.

Di una certa rilevanza economica sono i 155 milioni per la messa in rete delle infrastrutture di ricerca nel settore ambientale, il progetto Itineris (Italian integrated environmental research infrastructures system), coordinato dal Cnr con la partecipazione di Infn, Ingv, Ispra, Ogs, Università di Firenze e Ca’ Foscari di Venezia, che dovrebbe concludersi il prossimo 30 settembre con la realizzazione di una piattaforma comune per l’accesso ai dati e ai servizi.

Altri 71,5 milioni sono assegnati all’Inaf (in collaborazione con Infn e le Università di Bologna, Bari, Siena, Palermo, Politecnico di Bari) per lo studio dell’universo attraverso i raggi gamma di altissima energia, mediante rete di telescopi e antenne (Cherenkov Telescope Array Plus).

L’Infn ha ricevuto 67 milioni per il potenziamento della infrastruttura di ricerca Kilometer Cube Neutrino Telescope (Km3Net) al largo di Porto Palo di Capo Passero, una collaborazione internazionale che vede coinvolti 68 istituti di 22 Paesi, già finanziata nell’ambito di altri progetti di ricerca.

Sempre al Cnr (in collaborazione con il Politecnico di Milano) sono andati 50 milioni di euro per la creazione di una infrastruttura integrata per attività e servizi di ricerca, formazione e trasferimento tecnologico nelle aree della fotonica e delle scienze quantistiche (I-PHOQS).

Altrettanti sono stati affidati all’Infn, per la realizzazione di laboratori scientifici per infrastruttura di ricerca Einstein Telescope con progettazione dell’infrastruttura sotterranea.

I 570 milioni della componente M1C2 - Digitalizzazione, innovazione e competitività nel sistema produttivo sono tutti in appannaggio all’Asi, per la realizzazione degli investimenti SatCom, Space Factory e In-Orbit Economy, potendo contare come già detto anche su finanziamenti aggiuntivi del Fondo complementare, dello Stato e di privati.

Alla componente M2C4 – Tutela del territorio e della risorsa idrica fa riferimento solo il progetto Marine Ecosystem Restoration (Mer) del valore di 400 milioni di euro, affidato all’Ispra, per il quale sono stati finora spesi 117 milioni. Al 30 giugno 2025, sono stati completati 22 interventi su larga scala per il ripristino e la tutela dei fondali e degli habitat marini e dei sistemi di osservazione delle coste, mentre a giugno 2026 è previsto il varo della nave oceanografica Arcadia.

Per quanto riguarda lo stato di attuazione delle diverse iniziative, solo 7 progetti la cui esecuzione doveva terminare entro il 30 giugno 2025, tutti affidati all’Inaf, sarebbero in ritardo. E’ presto, però, per trarre conclusioni, considerando che solo lo 0,2% dei 1.829 progetti risulta al momento completato, il 5,3% deve ancora iniziare l’esecuzione e per il 91,8% (la quasi totalità) la fine è prevista per i mesi a venire.

Senza tema di smentite, si può affermare, però, che difficilmente il Pnrr sarà ricordato come un’occasione colta per far compiere un salto di qualità alla ricerca pubblica. In primo luogo, per la scarsità delle risorse finanziarie messe in campo, ma anche perché i progetti scelti non sembrano rispondere a una logica di sistema, che avrebbe presupposto, invece, una riflessione approfondita sul ruolo e il futuro della ricerca scientifica in Italia.

Progetti del Pnrr al 30 giugno 2025 attuati dagli Enti pubblici di ricerca (milioni di euro)
Fonte: elaborazioni su Open Data (Italia Domani)

Progetti del Pnrr al 30 giugno 2025 attuati dagli Enti pubblici di ricerca per componente (milioni di euro)
pnrr epr2025 fig 2Fonte: elaborazioni su Open Data (Italia Domani)

Franco Mostacci
ricercatore statistico, analista economico, giornalista pubblicista
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