Giornale on-line fondato nel 2004

Giovedì, 05 Dic 2024

Pubblicato sulla rivista scientifica Neuron uno studio frutto della collaborazione dell'Università degli Studi di Bari Aldo Moro (UniBA) e del Lieber Institute for Brain Development (LIBD) di Baltimora, a sostegno dell'uso della genetica e dello studio del cervello per individuare nuovi farmaci.

Il lavoro è partito da un noto modello dell'architettura genetica della schizofrenia, chiamato "omnigenico" perché prende in considerazione l'intero genoma per spiegare le caratteristiche ereditarie del disturbo, invece di puntare su pochi geni di rischio.

Lo studio ha dimostrato che le reti genetiche che supportano il funzionamento delle cellule del nostro cervello disperdono il rischio di schizofrenia sull'intero genoma. Lo stesso non si applica ai disturbi neurologici, immunitari e caratteristici della neuropsichiatria infantile, mentre il disturbo bipolare e la depressione maggiore condividono parte delle caratteristiche evidenziate nella schizofrenia.

Gli autori, tra i quali figurano hanno identificato nei neuroni eccitatori degli strati superficiali della corteccia le cellule più verosimilmente implicate in queste basi genetiche del disturbo. La dimostrazione di questo modello ha reso possibile identificare anche gli specifici geni, per ciascuna delle regioni cerebrali considerate, che sono più promettenti per una modulazione farmacologica. Solo una parte dei sintomi della schizofrenia, infatti, risponde ai farmaci tradizionali, e circa il 30% dei pazienti beneficia solo limitatamente dei trattamenti attualmente disponibili. Pertanto, la ricerca pone le basi per puntare su nuovi bersagli farmacologici.

“L'importanza di questo studio computazionale - spiega il professor Giulio Pergola, che ha coordinato lo studio - ha risvolti pratici importanti. Questi risultati indicano che il rischio di schizofrenia non alberga principalmente laddove credevamo fosse più concentrato, ma si concentra in altri geni finora non considerati, in virtù del funzionamento delle reti di geni nei neuroni. Da qui possiamo partire per fare ricerca su nuovi potenziali farmaci per questo disturbo”.

Lo studio è il risultato del periodo trascorso dal professor Pergola al LIBD di Baltimora, nel corso della sua borsa Marie Curie Global Fellowship. Il primo autore dello studio, Christopher Borcuk, Postdoctoral researcher presso John Hopkins University, Baltimora, ha trascorso due anni a Bari nel gruppo del professor Pergola, con cui ha svolto la ricerca.

Lo studio è stato realizzato anche grazie ai finanziamenti del progetto PNRR "Mnesys", diretto a UniBa dal professor Alessandro Bertolino, Direttore della Clinica Psichiatrica presso il Policlinico di Bari e del Dipartimento universitario di Biomedicina Traslazionale e Neuroscienze, oltre che di un progetto PRIN2022PNRR del professor Pergola.

Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Ti piace l'informazione del Foglietto?

Se ti piace quello che leggi, puoi aiutarci a continuare il nostro lavoro sostenendoci con quanto pensi valga l'informazione che hai ricevuto. Anche il costo di un caffè!

SOSTIENICI
empty alt

Data center, idrovore energetiche in crescita costante

Gli apostoli della società (e dell’economia) digitale, quelli che ci almanaccano continuamente su...
empty alt

Malattia di Parkinson, non tutti i pazienti sono uguali

Una recente pubblicazione internazionale mette in luce una innovativa ricerca scientifica frutto...
empty alt

Il patriarcato, in crisi e indebolito, non è affatto sconfitto

Oggi molte donne ricoprono ruoli di potere: guidano imprese, governano nazioni e lo fanno con...
empty alt

L’ Europa è nelle mani dei redditieri

Adesso che gli economisti del Fondo monetario inernazionale (Fmi) ci fanno notare per l’ennesima volta...
empty alt

“Non dirmi che hai paura”, film di forte impatto emotivo

Non dirmi che hai paura, regia di Yasemin Samdereli, tratto dal romanzo di Giuseppe Catozzella...
empty alt

Stretto di Taiwan, effetti deflagranti in caso di crisi

Poiché di questi tempi non ci facciamo mancare le occasioni di preoccupazione, tanto vale...
Back To Top