Giornale on-line fondato nel 2004

Mercoledì, 22 Ott 2025

Il lungo e tormentato processo di modernizzazione dell’Istituto nazionale di statistica (Istat), fortemente voluto dal presidente Giorgio Alleva, a breve produrrà i primi effetti: la nomina dell’alta dirigenza tecnica e amministrativa che, di fatto, dovrà attuare il disegno riorganizzativo, da poco licenziato dal Consiglio dello stesso istituto.

Trattandosi di poltrone molto ambite, oltre che ben retribuite, è inevitabile che partisse il toto nomine, soprattutto all’interno dell’ente. E fin qui, tutto normale, trattandosi di pratica molto in auge nel nostro paese.

Ciò che, invece, sembra essere una novità, è la presenza di “indovini”, con i quali non è difficile  imbattersi lungo i corridoi, le stanze e finanche i piazzali, che snocciolano nomi e cognomi di direttori e capi dipartimento che, a loro dire, reggeranno le sorti del prestigioso Istituto di statistica per i prossimi anni a venire.

Eppure, come tutti sanno, le “manifestazioni di interesse” dei candidati ai posti in questione non si sono ancora concluse e nessuno sa (o dovrebbe sapere) chi avrà la meglio nella singolar tenzone. Tutti, ovviamente, non lo sanno, tranne loro; i nostri occhiuti maghi.

Ma l’arte divinatoria di cotanti fenomeni non si ferma certo qui, essi asseriscono anche di conoscere i nomi e i cognomi dei tanti peones già finiti, a loro dire, in una specie di lista di collocamento. Davvero sorprendente e anche a dir poco inquietante.

Ma noi non crediamo a una sola parola dei sedicenti “indovini”, anche perché confidiamo nell’operato corretto del Presidente, del Consiglio e della “loro” Commissione, che valuterà di certo in maniera trasparente e imparziale i titoli dei candidati; ovviamente bandendo favoritismi e clientelismi. Inoltre, non crediamo che liste di persone (per giunta ignare) possano essere messe di qua e di là con criteri del tutto oscuri.

Viceversa, e a tal proposito, invitiamo tutti gli indovini, veri o presunti, a rileggere con attenzione il ventesimo Canto dell’Inferno dantesco e a farne tesoro e buon uso: “Mira c’ha fatto petto de le spalle perché volle veder troppo davante, di retro guarda e fa retroso calle”.

Non vorremmo, in buona sostanza, che anche per questi novelli indovini statistici si abbia a ripetere la scena che Virgilio invita perentoriamente Dante a guardare.

Infatti, il poeta ne scorge uno in particolare, egli è Anfiarao: il dannato ha le spalle al posto del petto, per aver voluto vedere troppo in avanti e per punizione è costretto, dalla raccapricciante postura, a guardare indietro e a camminare a ritroso. Per l’eternità.

 Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Ti piace l'informazione del Foglietto?

Se ti piace quello che leggi, puoi aiutarci a continuare il nostro lavoro sostenendoci con quanto pensi valga l'informazione che hai ricevuto. Anche il costo di un caffè!

SOSTIENICI

empty alt

Gaetanina Calvi, la prima laureata al Politecnico di Milano

L’ingresso delle donne al Politecnico di Milano risale al 1888, quando Tatiana Wedenison (nata a...
empty alt

Welfare, Corte dei conti: serve riequilibrio territoriale della spesa sociale

L’analisi sul sistema dei servizi sociali comunali evidenzia squilibri territoriali nella spesa...
empty alt

Omicidio Vassallo, la pronuncia del Tribunale sull’ammissione delle parti civili

Anche l'Anci (Associazione nazionale comuni italiani) è ufficialmente parte civile nel processo...
empty alt

Nuovi farmaci: chimica più “pulita” grazie alla luce

La chimica moderna è sempre più chiamata a sviluppare processi che siano non solo efficaci, ma...
empty alt

“La ragazza del coro”, emozionante opera prima di Urska Djukic

La ragazza del coro, regia di Urska Djukic, con Jara Sofija Ostan (Lucia), Mina Svajger (Marija),...
empty alt

Terre rare. La doppia sofferenza europea: diretta dalla Cina e indiretta dagli Usa

Si inizia a fare il conto dei danni provocati in Europa dalla decisione cinese del 4 aprile...
Back To Top