Nei 20 punti di Trump, i buchi neri sono tanti. Uno su tutti: la Cisgiordania. Lì, i coloni israeliani insediati illegalmente sono circa 750.000 ed è da decenni che lentamente la stanno occupando, rendendo di fatto impossibile la prospettiva dei due popoli due stati se qualcuno non li fa sgomberare.
Al punto 16 trumpiano si dice: "Israele non occuperà né annetterà Gaza". Ma nulla si dice dell'altro pezzo territorialmente molto più grande per estensione e popolazione di Gaza che è la Cisgiordania, che doveva essere l'asse portante del futuro Stato di Palestina, assaltato ogni giorno dai coloni israeliani con il beneplacito di Netanyahu, Ben Gvir e Smotrich.
Inoltre, Gaza non viene restituita ai palestinesi senza Hamas, ma, secondo il punto 9, “sarà governata temporaneamente da un comitato palestinese tecnico e apolitico di transizione, responsabile della gestione quotidiana dei servizi pubblici e municipali per la popolazione. Questo comitato sarà composto da palestinesi qualificati ed esperti internazionali, sotto la supervisione di un nuovo organismo transitorio internazionale, il 'Board of Peace', presieduto da Donald J. Trump, con altri membri e capi di Stato che saranno annunciati, incluso l’ex Primo Ministro Tony Blair. Questo organismo stabilirà il quadro e gestirà i finanziamenti per la ricostruzione di Gaza fino a quando l’Autorità Palestinese non avrà completato il suo programma di riforme, come delineato in varie proposte (tra cui il piano di pace di Trump del 2020 e la proposta saudita-francese), e potrà riprendere in modo sicuro ed efficace il controllo di Gaza. Questo organismo applicherà i migliori standard internazionali per creare una governance moderna ed efficiente, capace di servire il popolo di Gaza e attrarre investimenti".
Tony Blair viene propinato come la ciliegina sulla torta, assai indigesta visti i suoi trascorsi nella guerra contro l'Iraq a base di bugie grossolane e conclamate.
L'unica cosa che si evince dai 20 punti di Trump, oltre le megalomanie del personaggio, è che la "pace eterna" che lui promette riguarda proprio lo Stato di Palestina e che a Gaza rispunta la sua idea della "riviera" sul Mediterraneo a cui riserva forse una qualche entità statale palestinese, se i gazawi si acconceranno a fare da camerieri negli alberghi, nei resort e nei bar della sua riviera.
Che cosa spinge Trump? Sono gli affari con i paesi arabi rigurgitanti di dollari e petrolio e la stessa cosa è per le petromonarchie del golfo Persico. L'attacco israeliano al Qatar a Trump non è piaciuto, infatti ha costretto Netanyahu a chiedere scusa ai qatarioti. Anche se sembra assai improbabile che il Tycoon cotonato non sapesse del bombardamento di Doha. A volte c'è un gioco delle parti e in questo Trump è bravissimo.
L'Onu, il Papa, i paesi islamici e musulmani, i governi europei più importanti lo considerano un passo positivo per far cessare subito lo sterminio e la pulizia etnica dei gazawi, ma non è la pace, men che meno quella "eterna", quella può basarsi solo sul riconoscimento di uno Stato palestinese comprendente la Cisgiordania, che per ora non c'è.
In campo c'è solo quello israeliano, e si vede ogni giorno all'opera diretto da Netanyahu e sostenuto da Trump.
Aldo Pirone
editorialista e scrittore
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