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Venerdì, 17 Ott 2025

Recentemente, è esploso lo scandalo dei concorsi per l'abilitazione all'insegnamento universitario. Un fatto che, se confermato, sarebbe gravissimo: concorsi "truccati" dai membri della commissione giudicatrice!

Molti commentatori, giustamente, osservano che dentro le Università molti sanno di comportamenti poco eleganti ma tacciono. Proprio Il Foglietto, dal 2014 ad oggi, più volte è tornato sull’argomento, commentando e citando vicende spesso conclusesi in tribunale con sentenze negative per il Miur e favorevoli a candidati ai quali illegittimamente era stata negata l’abilitazione scientifica nazionale.

Da parte mia, in questa sede, vorrei ricordare quando, all’inizio del 2014, sempre dalle colonne del Foglietto, espressi critiche decise sull'operato di una Commissione che aveva negato l'abilitazione a geofisici di altissimo livello, in attività presso prestigiosi centri di ricerca stranieri. Aveva bocciato anche alcuni brillantissimi ricercatori dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, tutti gli anni invitati da numerose Università a tenere interi corsi di insegnamento.

Il che costituisce anche una contraddizione in termini: ricercatori tengono per anni corsi ufficiali nelle Università e successivamente una commissione di professori universitari li definisce non abili all'insegnamento universitario! Proviamo per un attimo a immaginare le conseguenze legali e logiche che ne dovrebbero necessariamente conseguire!

La Commissione reagì alle mie critiche con una lettera stizzita. Addirittura minacciosa, manifestando l'intenzione di rinviare "alle sedi competenti la tutela del proprio lavoro e della propria immagine".

Da notare che, nella loro lettera, i commissari giustificavano la bocciatura di geofisici d'alto livello perché da loro stessi giudicati in grado di vincere in altri settori concorsuali. Siamo al paradosso: i commissari bocciano concorrenti perché loro stessi li giudicano troppo bravi. Verrebbe da pensare che in futuro non volessero avere colleghi di valore tale da esserne oscurati.

Ovviamente, una lettera tanto pretestuosa, dove per mancanza di argomenti mi si definiva addirittura 'demagogo', non mi impaurì. Anzi nella mia replica rilanciai facendo presente, non a caso, che i commissari non devono coltivare o aver coltivato con i concorrenti alcun rapporto di affari, o di qualunque attività che determini lucro.

I rapporti di natura commerciale o che procurino guadagno, anche se riguardassero un solo concorrente e un solo commissario, sarebbero infatti altamente disonorevoli per il buon nome dell'Università coinvolta e tali da inficiare tutta l'attività della commissione sul piano legale e sul piano etico. Pertanto, il commissario che avesse rapporti di tipo economico con uno o più candidati dovrebbe sentirsi obbligato a dimettersi dalla commissione, per evitare ogni possibile sospetto.

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Geofisico dell'Accademia dei Lincei

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