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- di Enzo Boschi
Sull’ultimo numero del Foglietto ho scritto una nota su due articoli - pubblicati a distanza di pochi mesi sulla stessa rivista scientifica e sullo stesso argomento - che arrivano a conclusioni molto diverse.
Sull’ultimo numero del Foglietto ho scritto una nota su due articoli - pubblicati a distanza di pochi mesi sulla stessa rivista scientifica e sullo stesso argomento - che arrivano a conclusioni molto diverse.
Nel 2015, su un'importante rivista geofisica, si è verificata una cosa singolare. Prima è apparso un lavoro di un gruppo di geologi che identificava con grande precisione le caratteristiche di una pericolosa faglia sismica. Successivamente ne è apparso un altro, questa volta di un gruppo di sismologi, che dava una descrizione del tutto diversa e apparentemente molto più rigorosa della stessa zona sismogenetica. La faglia descritta in questo secondo lavoro apparentemente sembra meno pericolosa.
In Emilia, il 20 maggio di quattro anni fa, iniziò una sequenza sismica che provocò un notevole danneggiamento e purtroppo un numero considerevole di vittime, la maggior parte delle quali si ebbero il 29 maggio, quando si verificò una scossa più o meno della stessa entità della prima, con una magnitudo attorno a 6.
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