Dopo quel che succede nel mondo fra dazi trumpiani la mattanza continua di Netanyahu a Gaza, la guerra di Putin contro l'Ucraina e i conflitti nazionalistici che insanguinano il mondo, parlare di cose urbanistiche nostrane può sembrare un fuor d'opera. Ma quel che è successo a Milano a luglio merita alcune considerazioni.
Il caso Milano era stato già preceduto da quel "salvamilano" su cui lo stesso sindaco Sala, dopo averlo richiesto a gran voce come una sorta di linea del "Piave" del "riformismo" in genere, era dovuto rientrare sui suoi passi avventati grazie all'intervento della Magistratura che aveva decretato l'arresto dell'ex dirigente comunale Giovanni Oggioni. Dentro quell'inchiesta, che continua a fare del male a Sala, erano finiti anche nomi di esponenti della politica nazionale, oltre che locale.
Nel contempo, il 10 febbraio, ospite di Lilli Gruber a "Otto e mezzo", il sindaco Sala, presentatosi tempo prima come federatore di un area moderata che guarda a sinistra, già aveva fatto capire, se ce ne fosse stato ancora bisogno, di che pasta era fatto il suo "riformismo" quando, interrogato sulla redistribuzione della ricchezza, aveva risposto come tutti i "riformisti deboli" anzi debolissimi: "io mi preoccuperei al di là di redistribuire la ricchezza, di cercare di crearla”. Che è il mantra del "riformismo debole", incapace di capire che allo stato attuale delle cose proprio la redistribuzione è l'anello da mettere in moto se si vuole ricreare ricchezza.
Seguendo questa concezione, Sala così ha fatto con l'urbanistica a Milano, mettendo il comune e cioè l'interesse pubblico in mano ai privati, che ne hanno approfittato alla grande ma senza alcun risultato redistributivo.
La nuova inchiesta della Magistratura esplosa a luglio ha di nuovo, e più clamorosamente, scoperto gli altarini del "Modello Milano". Corroborati subito dalle rassicurazioni della Meloni a Sala che non ne avrebbe approfittato, a conferma che destra o sinistra "riformista" che siano, purché volenterosi, debbono stare agli ordini dei "creatori di ricchezza", anche quando questi grufolano nella melma di un'urbanistica fattasi prona agli interessi privati.
Il "Modello Roma" degli anni a cavallo del 2000, come il "Modello Milano" o come i tanti modelli moltiplicatisi nel centrosinistra "subalterno" a lorsignori, hanno al fondo, a parte diversità particolari, una cosa in comune: la vendita generalizzata dell'interesse pubblico ai privati. Anzi, alla parte più indigeribile di loro: gli speculatori.
Nel lungo corso ormai pluridececennale della subalternità della sinistra istituzionale, l'urbanistica ha avuto un posto decisivo e di rilievo. Gli strumenti di questa subalternità da "urbanistica contrattata" con lorsignori sono stati fondamentalmente, almeno a Roma, le compensazioni e gli accordi di programma spacciati come "rigenerazione urbana", sviluppo economico, modernità e addirittura, a un certo punto, come "consumo di suolo zero".
Nel caso Milano, la sinistra non può rintanarsi dietro la Magistratura che farà il suo dovere. Deve prendere le distanze nettamente da un modo di fare politica e politica urbanistica vergognoso, fatto di complicità fra pubblico e privati, a scapito del pubblico e a vantaggio dei privati.
La solidarietà espressa al sindaco Sala dalla Schlein, sebbene nasca dall'interno del Pd incistato dalle correnti, è ingiustificabile. È stata una solidarietà non a un sindaco indagato, ma a un modello urbanistico da cui il PD deve liberarsi.
E, comunque, un'intesa sull'urbanistica alternativa al "Modello Milano" deve stare alla base di un accordo nelle città, nelle Regioni e nel governo nazionale fra Avs, Pd, M5s e altri. Alternativo alle destre e ai "riformismi" subalterni, che in passato hanno coinvolto anche chi oggi sta a sinistra nel PD.
Aldo Pirone
editorialista e scrittore
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