Il suo nome significa “sacerdotessa, ornamento della dea”. Enheduanna visse attorno al 2350 a.C. a Ur, città situata tra il Tigri e l’Eufrate, in Mesopotamia, l’ odierno Iraq. Il suo nome venne rinvenuto su due grandi sigilli scoperti nel Cimitero Reale di Ur.
Il più importante artefatto collegato a lei è uno splendido disco di calcite - scoperto dall’archeologo inglese Sir Leonard Woolley nel 1928 - che contiene non solo il suo nome, ma anche altre informazioni sul suo conto.
L’iscrizione recita infatti:“Enheduanna, sacerdotessa zirru, sposa del dio Nanna, figlia di Sargon, re del mondo, nel tempio della dea Inanna”.
Era dunque figlia di re Sargon, fondatore della dinastia degli Accadi, e della regina Tashlultum. Crescendo, divenne l’alta sacerdotessa di Nanna, la dea della Luna, e è conosciuta come la prima poetessa al mondo, autrice di inni che celebravano la dea Innana, divinità dell’ amore e della guerra.
Fu anche un’eccellente astronoma. Studiava i movimenti delle stelle e le eclissi lunari grazie all’esperienza degli astronomi babilonesi che avevano scoperto il “ciclo di Saros” un periodo di circa 18 anni al termine del quale Sole Terra e Luna si trovano quasi esattamente nella stessa posizione reciproca e possono ripetersi le stesse eclissi lunari e solari.
Sacerdoti e sacerdotesse assiro-babilonesi dirigevano i commerci, l’agricoltura e le arti e avevano creato una rete di osservatori astronomici per esaminare le stelle. Il loro calendario è usato ancora oggi per stabilire la data certa di eventi religiosi come la Pasqua cristiana e quella ebraica.
Avevano tracciato il moto dei pianeti e la mappa delle costellazioni dello Zodiaco, inventando così l’astrologia.
Enheduanna fu una di loro, una donna che cercava un contatto profondo con la realtà, con l’interiorità e con il cosmo.
Sara Sesti
Matematica, ricercatrice in storia della scienza
Collabora con l'Università delle donne di Milano
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