Lunedì scorso si è votato in Norvegia. Il paese nordico fa parte della Nato ma non della Ue. Per cui il voto non influisce direttamente sugli equilibri interni all'Europa ma ci dice per lo meno qual è lo spirto pubblico che va allargandosi nel Vecchio Continente.
Hanno vinto i laburisti con il 28% dei voti mentre il centro-sinistra ha ottenuto la maggioranza assoluta dei seggi circa 89 su 169. Ma il partito di estrema destra guidato da Sylvi Listhaug è passato dall'11% del 2021 al 23,8% (i dati elettorali sono ancora provvisori ma la tendenza è chiara). Il dato del centro-sinistra a guida laburista mentre ha ottenuto la maggioranza non ha fermato la crescita dell'estrema destra che si sta mangiando il partito conservatore sceso dal 20% al misero 14,6% di oggi.
Un andamento comune per molti versi al resto d'Europa segnata da una polarizzazione tutta a favore dell'estrema destra antisociale e antiliberale.
Lo stesso giorno in Francia è caduto Bayrou, sfiduciato sonoramente dall'Assemblea nazionale. Macron lo ha sostituito subito con il fedelissimo Lecornu, pur di tenere il boccino in mano. Un accadimento che ha ben altro impatto sugli equilibri politici europei.
Macron non vuole prendere atto della sua politica fallimentare, soprattutto sul piano sociale. Finché non lo farà aprendo a sinistra, la destra fascistoide della Le Pen aspetterà il suo cadavere sulla riva del fiume.
Il destino, pur con tutte le differenze con La Germania, è comune a Merz. L'asse franco-tedesco su cui si è fondata l'Europa della Ue si sta esaurendo da tempo con la complicità subalterna dei socialisti del Pse. Ed è diventato anche l'ostacolo principale per il rilancio del federalismo europeo che sia rifondativo di un'Europa alternativa al sovranismo domestico e a quello impersonato dall'americano Trump.
Il crescere dell'estrema destra in Germania, in Francia e nel resto della Ue è palpabile, e non solo perché lo dicono i sondaggi, ma perché con la sua politica di demagogia sociale e antimmigrazione continua a conquistare le fasce popolari.
Finché la politica liberal neoliberista si intestardirà a non riconoscerlo, e i socialisti ne rimarranno subalterni, le prospettive antifasciste rimarranno nere.
Aldo Pirone
editorialista e scrittore
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