Continuano le prese di posizione contro il disegno di legge proposto dal Guardasigilli, Carlo Nodio, trasformato lo scorso 10 luglio definitivamente in legge dello Stato, con il voto favorevole alla Camera dei Dputati dei partiti che sostengono il governo Meloni, cui si sono aggiunti i voti dei deputati di Italia Viva e di Azione. Contrari: Pd, M5s e Avs.
L’ultima reazione, in ordine di tempo, è contenuta in una nota della Presidenza del Coordinamento per la democrazia costituzionale (Cdc) - Associazione, nata nel 2014, per la difesa e l’attuazione della nostra Carta fondamentale - per la quale “L’approvazione dell’ultimo ddl Nordio in tema di modifiche del diritto e della procedura penale, segna una profonda corruzione dei principi dello Stato di diritto, incide in maniera restrittiva sulla libertà di informazione, impone vincoli alla stampa di ogni tipo in materia di accusa e processi ed ostacola il funzionamento della macchina giudiziaria, ingolfandola ulteriormente”.
“L’abolizione del reato di abuso d’ufficio - prosegue la nota - rende in pratica leciti comportamenti dannosi per i cittadini e contrari al buon andamento e all’imparzialità dell’amministrazione pubblica, per di più secondo molti magistrati preclude la possibilità di risalire da questo ad altri reati connessi. D’ora in poi i pubblici ufficiali (gli amministratori di Enti locali o regionali sono solo una parte) pur violando le leggi, potranno impunemente assumere atti destinati a creare un ingiusto profitto a se stessi o ad altri, o un ingiusto danno ad altri. I cittadini, le imprese e gli stessi funzionari pubblici saranno esposti ad abusi, senza alcuna possibilità di rimedio attraverso un intervento della magistratura. Si pensi ai concorsi pubblici, alle procedure di affidamento di appalti, al mobbing nei confronti di dipendenti pubblici. È inaccettabile che un potere politico legiferi per assicurare a chi riveste responsabilità pubbliche la libertà di commettere abusi di potere”.
Ad avviso del Cdc, “Rientrano in questa difesa esasperata dei cosiddetti ‘colletti bianchi’ i nuovi limiti alla pubblicazione di intercettazioni di interesse pubblico, il divieto di appellare le sentenze di proscioglimento per una gran massa di reati, l’appesantimento della procedura penale in tema di misure cautelari che porterà all’ingolfamento dei tribunali”.
“A questa politica di smantellamento di presidi della legalità - continua la nota - fa da contraltare la dura criminalizzazione del disagio e della marginalità sociale, con l’introduzione di nuove figure di reato che colpiscono anche la mera resistenza passiva nelle carceri e nei CPR da parte di chi vive in condizioni di negazione della dignità personale, oppure con l’introduzione di pene eccessive, fuori da ogni parametro di confronto con altri reati molto più gravi, per chi protesta contro la creazione di grandi opere infrastrutturali”.
“La creazione di un diritto penale con pene eccessive per quelli che di fatto vengono considerati nemici e di un diritto penale più favorevole e leggero nelle pene, quando non addirittura cancellando i reati, - evidenzia il Coordinamento - è la negazione del principio costituzionale supremo di eguaglianza dei cittadini e del rispetto della dignità personale. Si tratta di un ulteriore tassello che compone il quadro di demolizione dei principi costituzionali a cui questa maggioranza politica si sta dedicando con accanimento attraverso l’autonomia differenziata, l’elezione diretta del Presidente del Consiglio e l’attacco al ruolo autonomo della magistratura di cui è espressione ulteriore il ddl del governo per la modifica della stessa Costituzione che è stato presentato in Parlamento”.
La nota del Cdc conclude auspicando una decisa opposizione al provvedimento legislativo testé approvato, “con un’azione di informazione dell’opinione pubblica e di mobilitazione della società civile”.